Sono ben 4 milioni le pratiche di condono edilizio ferme negli uffici dello Stato da 35 anni. Se prese tutte insieme, il loro valore complessivo ammonta a 19 miliardi di euro. La notizia arriva dal Centro Studi Sogeea, istituto di ricerca tecno-scientifica con sede a Roma.
Sandro Simoncini, direttore scientifico dell’istituto, ha presentato al Senato i dati del Secondo Rapporto sul Condono Edilizio in Italia, stilato dal suo team di ricercatori. È emerso che nel nostro Paese ci sono delle pratiche di condono sospese da decenni, e che “sbloccandole”, lo Stato potrebbe ricavarci una somma di denaro decisamente importante.
Advertisement - PubblicitàSi tratta di un tema certamente molto delicato e controverso. L’Italia infatti, è uno dei Paesi europei che conta il maggior numero di abusi edilizi, presenti in grande quantità in tutto il territorio nazionale. Ricordiamo che gli abusi edilizi sono costruzioni realizzate illegalmente, in luoghi dove non sarebbero dovute esistere per dei motivi molto precisi. Ad esempio, perché non conformi ai requisiti di sicurezza minimi, o magari perché la loro posizione crea un serio danno all’ambiente.
Partiamo quindi innanzitutto da un concetto base. Ovviamente non è corretto che chi ha costruito delle strutture illegali possa ottenere, previo pagamento, l’annullamento della pena con una sorta di “perdono giudiziario”, tramite il condono edilizio.
È anche vero però, che 19 miliardi di euro potrebbero fare parecchio comodo alle casse dello Stato. Ed è come se questa somma fosse sigillata nei cassetti da troppi anni, sotto forma di fogli e pratiche.
Advertisement - PubblicitàSimoncini crede che ci sia un modo più intelligente di gestire quel denaro. Se le pratiche sospese fossero riaperte, questo consentirebbe allo Stato di utilizzare i fondi guadagnati per fornire servizi migliori ai cittadini. Non solo, perché quel denaro servirebbe anche a finanziare maggiori disposizioni di prevenzione e sicurezza per tutti i Comuni a rischio sismico o idrogeologico.
Il direttore e ricercatore del Centro Studi Sogeea continua dicendo che si potrebbe inoltre organizzare una campagna di demolizione per tutte le opere abusive che creano danno all’ambiente, o che non sono considerate sicure per vivere. Insomma, si potrebbe ottenere una vasta quantità di vantaggi riscuotendo quei 19 miliardi di euro. Non per arricchire lo Stato, ma per restituirli ai cittadini sotto forma di servizi e opportunità.
Simoncini conclude affermando che se questo “sblocco dei condoni” diventasse mai realtà, sarebbe necessaria una seria strategia di velocizzazione delle pratiche. I dati del Secondo Rapporto di Sogeea infatti riportano che nel triennio 2016-2019, ogni mese sono state smaltite più o meno 16.700 pratiche. Continuando di questo passo quindi, visto che in totale sono 4 milioni, servirebbero altri 21 anni per analizzarle e giudicarle tutte.
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