Una delle questioni più discusse in assemblea condominiale riguarda la possibilità di rendere pubblici i nomi dei condomini morosi. È lecito? Può un amministratore informare gli altri inquilini sui debiti pendenti?

La Corte di Cassazione ha risposto con l’ordinanza n. 3498 dell’11 febbraio 2025, chiarendo che non solo è possibile, ma è un preciso dovere dell’amministratore.

Ma quali sono i limiti di questa trasparenza? In che modo l’amministratore può comunicare queste informazioni senza violare la privacy?

Scopriamolo nel dettaglio.

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Il dovere di informare: cosa dice la Cassazione

Con l’ordinanza n. 3498/2025, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’amministratore di condominio ha sia il diritto che il dovere di informare i condomini sui debiti esistenti e sulle eventuali azioni legali in corso. La ratio della sentenza è garantire la trasparenza nella gestione economica del condominio, evitando che pochi debitori danneggino l’intera comunità.

La sentenza specifica che questa comunicazione deve avvenire all’interno del contesto condominiale e con modalità che rispettino la riservatezza.

Ad esempio, non è lecito affiggere un elenco dei morosi in spazi pubblicamente accessibili, ma è legittimo comunicarlo in assemblea o attraverso avvisi destinati esclusivamente ai condomini.

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Perché la trasparenza è fondamentale in condominio?

L’amministratore ha spesso il difficile compito di giustificare le proprie scelte, specialmente quando si tratta di recupero crediti o di bilancio condominiale. La mancata comunicazione dei debiti pendenti potrebbe generare diffidenza e incomprensioni tra gli inquilini.

La Cassazione ha infatti precisato che il diritto alla privacy del singolo non può prevalere sull’interesse collettivo alla corretta gestione delle finanze condominiali. In molti casi, i debiti di alcuni condomini ricadono sugli altri, costringendo chi è in regola a farsi carico delle spese altrui.

Per questo motivo, conoscere la situazione finanziaria del condominio è un diritto di tutti.

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Come l’amministratore può comunicare la morosità nel rispetto della privacy

La sentenza pone un limite chiaro: le comunicazioni devono restare riservate ai condomini. Questo significa che:

  • L’amministratore può informare i condomini in assemblea, fornendo un resoconto dettagliato della situazione finanziaria.
  • È possibile inviare comunicazioni scritte ai singoli condomini, indicando i debitori e le azioni intraprese per il recupero del credito.
  • Non è permesso affiggere pubblicamente liste di morosi in luoghi accessibili a estranei (ad esempio, nella bacheca dell’androne condominiale).
  • Non si può diffondere questa informazione a persone non coinvolte nella gestione condominiale.

Queste regole garantiscono un equilibrio tra il diritto alla privacy e la necessità di trasparenza nella gestione del condominio.

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Quali conseguenze per i condomini morosi?

L’obiettivo della comunicazione non è solo informare, ma anche sollecitare il pagamento dei debiti. Sapere che la propria morosità verrà comunicata agli altri condomini può spingere chi è in ritardo a regolarizzare la propria posizione. Inoltre, se la situazione diventa critica, il condominio può decidere di avviare azioni legali o addirittura richiedere il pignoramento dell’immobile.

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Secondo la Cassazione, il condominio ha tutto il diritto di proteggersi da situazioni di insolvenza prolungata, specialmente quando il mancato pagamento delle spese condominiali mette a rischio il funzionamento dei servizi comuni.