Punto di riferimento per condomini, creditori e terzi soggetti, l’amministratore di condominio è tutt’ora una figura controversa per quel che riguarda le mansioni attribuite dalla legge.
Nonostante sia indispensabile e necessario negli stabili con più di otto condomini (praticamente nella gran parte dei casi), non tutti sanno quale sia effettivamente il suo ruolo: c’è chi lo scambia per un avvocato e chi invece preferisce trasformarlo in capro espiatorio per tutti quei problemi che riguardano il condominio. Compresi i battibecchi fra due o più vicini.
Le mansioni dell’amministratore di condominio sono definite dal codice civile che, agli art. 1129 e 1130 elenca tutte quelle che sono le principali attribuzioni nella gestione, nell’amministrazione e nella manutenzione di uno stabile.
Ma quali sono quindi i compiti più importanti e qual è il ruolo dell’amministratore all’interno di un condominio?
Sommario
Il primo articolo del codice civile relativo alle mansioni dell’amministratore è il 1129 che definisce in maniera precisa tutti gli obblighi da adempiere non appena costui accetta l’incarico. Una volta nominato è compito dell’amministratore:
Fin qui gli obblighi che incombono sull’amministratore all’atto della nomina che, oltre ad essere necessaria per gli stabili con più di otto condomini, deve avvenire di anno in anno.
Ciò significa che il mandato conferito all’amministratore non ha durata indeterminata ma, una volta concluso l’anno di gestione (coincidente di regola con la fine dell’anno solare, quindi il 31 dicembre), è necessario rinnovare l’incarico o procedere con la revoca e la nomina di un altro professionista.
L’art. 1130 del cod. civ. enuclea invece le attribuzioni dell’amministratore, ovverosia le mansioni che egli può esercitare durante tutto il suo mandato.
Secondo la normativa codicistica l’amministratore deve:
Nella gestione del condominio l’amministratore svolge numerose funzioni che vanno oltre la semplice osservanza della legge, nonché la cura e la conservazione delle documentazioni condominiale.
Ad esempio lo stesso art. 1130 prevede che l’amministratore disciplini l’uso delle cose comuni da parte dei condomini soprattutto quando manchi un regolamento che stabilisca le modalità di fruizione da parte di tutti delle pertinenze e dei relativi servizi.
Ulteriore compito dell’amministratore è quello di compiere atti conservativi che riguardano le parti in comune dell’edificio: ma cosa sono gli atti conservativi e a cosa servono?
La risposta ce la fornisce la Cassazione che, con una sentenza del 2007 (la n. 8233), individua gli atti materiali (quali potrebbero essere le riparazioni e la manutenzione ordinaria del palazzo) e gli atti giudiziali (le azioni contro il comportamento illecito di terzi soggetti) nel novero degli atti conservativi.
Funzione di questa particolare categoria di atti è quella di garantire l’integrità strutturale dell’edificio che, se non adeguatamente manutenuto, potrebbe arrecare danni ad altre persone.
Di recente con la legge sulla riforma dei condomini, la n. 220/2012, sono stati ampliati i potrei dell’amministratore per quanto riguarda la riscossione delle quote condominiali in capo agli inquilini morosi.
Oltre ad essere prerogativa dell’amministratore quella di agire per la riscossione forzosa delle somme non versate (art. 1129 nono comma), è data la possibilità a costui di ottenere un decreto di ingiunzione immediatamente esecutivo senza necessariamente richiedere una preventiva delibera da parte dell’assemblea condominiale (art. 63 disposizioni di attuazione del codice civile). E qualora eventuali creditori dello stabile dovessero rivolgersi a lui per ottenere informazioni sui condomini morosi, l’amministratore può rilasciare i relativi dati.
Sempre in riferimento ai casi di morosità la stessa legge del 2012 consente all’amministratore di sospendere la fruizione dei servizi comuni suscettibili di godimento separato verso coloro i quali siano in ritardo con i pagamenti da almeno sei mesi. Prima della riforma suddetta la sospensione poteva avvenire solo se espressamente prevista ed autorizzata all’interno del regolamento condominiale.
L’amministratore, inoltre, è tenuto a redigere il rendiconto condominiale annuale, cioè il documento contabile che dà atto della gestione economica ed amministrativa dello stabile. Si tratta di un documento obbligatorio per legge la cui validità è strettamente legata alla sua approvazione in sede assembleare entro 180 giorni dalla chiusura dell’esercizio.
Advertisement - PubblicitàDa quello che abbiamo detto l’amministratore sembra essere l’unica figura fondamentale all’interno di un condominio eppure, nonostante i numerosi compiti previsti dalla legge, non sempre è responsabile di ciò che accade all’interno dello stabile. Ad esempio:
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