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Liguria: quali cantieri riaprono, sindacati furiosi

Tenendo conto del più recente DPCM del 10 aprile 2020, il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha voluto firmare un decreto più specifico che possa adattarsi meglio alle esigenze della sua regione.

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Tenendo conto del più recente DPCM del 10 aprile 2020, il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha voluto firmare un decreto più specifico che possa adattarsi meglio alle esigenze della sua regione. Egli crede infatti che l’ultima ordinanza del Presidente Conte non consideri pienamente i bisogni della Liguria in merito all’emergenza Coronavirus.

Toti ha sentito così il bisogno di istituire l’ordinanza 19/2020, che permette a molte realtà professionali interne alla regione di “ricominciare a vivere” dopo il lockdown dovuto al Covid-19. Tutto ciò è avvenuto non senza polemiche.

Soprattutto i sindacati, in seguito alla riapertura di molti comparti del settore edilizia, hanno protestato contro il Presidente della Liguria, lamentando la mancanza di responsabilità e, soprattutto, di sicurezza.

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Attività riaperte dal 14/04 in Liguria

Ebbene sì. A quanto pare, la tanto attesa Fase 2, in Liguria è già iniziata a partire dal 14 aprile, vista l’ordinanza 19/2020 firmata dal Presidente regionale Giovanni Toti.

Mentre tutta l’Italia sta ancora vivendo il grande blocco nazionale della maggior parte delle attività, che il premier Conte ha prorogato fino al 3 maggio, la Liguria prende una strada differente. A partire dal 14 aprile 2020 infatti, la Regione permette la ripresa dei seguenti settori:

  1. Edilizia libera, di cui al d.P.R. 380/2001, Art. 6 e Art. 6-bis:
  • Interventi manutenzione ordinaria;
  • Piccole attività di abbattimento barriere architettoniche senza modifiche alla sagoma dell’edificio;
  • Realizzazione opere temporanee per attività di ricerca geognostica nel sottosuolo;
  • Piccoli interventi per i quali è sufficiente l’autorizzazione CILA.
  1. Cantieri edili per ripristino opere pubbliche in conseguenza a danni alluvionali, o finalizzati a ridurre rischio idraulico e idrogeologico, quali:
  • Strade, autostrade, ponti, viadotti, ferrovie, linee tranviarie, metropolitane, funicolari, piste aeroportuali, opere complementari;
  • Opere d’arte nel sottosuolo;
  • Dighe;
  • Acquedotti, gasdotti, oleodotti, opere di irrigazione e di evacuazione;
  • Opere marittime e lavori di dragaggio;
  • Opere fluviali, di difesa, di sistemazione idraulica e di bonifica;
  • Interventi di ingegneria naturalistica;
  • Opere strutturali speciali;
  • Demolizione di opere.
  1. Cantieri relativi alla sistemazione e all’apertura degli stabilimenti balneari, delle spiagge e dei chioschi già autorizzati all’interno dell’area demaniale marittima.
  2. Coltivazione e allevamento all’interno del proprio Comune di residenza:
  • Taglio boschi per legna da ardere;
  • Coltivazione piccoli terreni privati;
  • Piccoli allevamenti di animali da cortile per sostentamento familiare.
  1. Manutenzione del verde pubblico e privato per:
  • Abitazioni private e pubbliche;
  • Edifici privati e pubblici;
  • Terreni comunali;
  • Spazi verdi adiacenti a strade e vie di comunicazione;
  • Edifici industriali e commerciali;
  • Campi sportivi e campi da gioco;
  • Aree solarium e parchi ricreativi;
  • Acque lacustri e correnti.
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Sindacati: “non permetteremo scorciatoie sulla pelle dei lavoratori”

Il Presidente Toti ha specificato all’interno del decreto che tutte le attività suddette dovranno riaprire rispettando pienamente tutte le regole di sicurezza imposte dal “Protocollo condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del Covid-19 nei cantieri edili”.

Nonostante questo però, i sindacati hanno avanzato una forma di protesta. E hanno definito la riapertura dei cantieri avventata e irresponsabile.

I segretari generali di Feneal UIL (Mirko Trapasso), Filca CISL (Andrea Tafaria) e Fillea CGIL Liguria (Federico Pezzoli) hanno infatti denunciato la “fretta di riaprire”. Sostenendo che non esiste alcuna garanzia per quanto riguarda la sicurezza dei lavoratori.

L’appello è rivolto al Presidente regionale Toti, all’assessore delle infrastrutture Giacomo Giampedrone e all’assessore regionale all’edilizia Marco Scaiola.

I sindacati protestano in merito all’impossibilità di:

  • Reperire sufficiente materiale DPI (guanti e mascherine) per i lavoratori;
  • Garantire sicurezza negli spostamenti da e per i cantieri;
  • Garantire spazi sicuri per la consumazione dei pasti e per la disposizione dei servizi igienici.

Concludono dicendo:

Abbiamo chiesto un incontro perché deve essere assolutamente chiaro il fatto che la sicurezza dei lavoratori è fondamentale e bisogna monitorare ogni singolo cantiere. Ci devono essere regole chiare che devono essere applicate a tutti i cantieri: non permetteremo che nessuna impresa prenda scorciatoie sulla pelle dei lavoratori”.



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TAGS: 3 maggio, conte, coronavirus, covid 19, dpcm, edilizia, fase 2, Giovanni Toti, lockdown, ordinanza 19/2020, riapertura cantieri, sindacati

Autore: Redazione Online

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