In edilizia, spesso ci si trova di fronte a inerti da costruzione e demolizione provenienti da siti contaminati. Tale situazione pone quindi un bivio circa il loro riutilizzo.
In edilizia, spesso ci si trova di fronte a inerti da costruzione e demolizione provenienti da siti contaminati. Tale situazione pone quindi un bivio circa il loro riutilizzo. Questi aggregati, data la loro derivazione, sono generalmente trascurati.
Con il nuovo Decreto Ministeriale 152/2022 se ne descrive l’eventuale possibilità di recupero, minimizzando dunque gli sprechi.
Advertisement - PubblicitàCon il termine inerti da costruzione e demolizione si intendono tutti quei materiali provenienti da fonti primarie che vengono aggiunti alle miscele di calcestruzzo e cemento nei vari progetti edilizi. Tra questi rientrano, ad esempio, sabbia, perlite, ghiaia, macerie di varia tipologia nonché mattoni e mattonelle.
Gli inerti forniscono generalmente le basi per strade, ponti e molti edifici. Si stima che, in media, siano necessarie circa 38.000 tonnellate d’inerti per costruire un 1,5 km di corsia autostradale.
Gli inerti da costruzione e demolizione, prima di essere riutilizzati e riciclati, vanno naturalmente incontro a una serie di processi. Generalmente infatti, i vari materiali di scarto vengono trasportati a uno specifico sito di lavorazione.
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Gli inerti vengono dunque stoccati in particolari discariche. Una volta qui, verranno frantumati e vagliati a seconda della dimensione. Qualora non rispettassero i diversi canoni, verranno invece sottoposti alle operazioni di smaltimento. Gli elementi recuperati invece, andranno a essere riutilizzati come materia prima secondaria.
Gli inerti da costruzione e demolizione però, possono arrivare anche da siti contaminati. Questi, sono riciclati e riutilizzati secondo quanto descritto nella nuova normativa. Naturalmente però, potranno essere recuperati solo quei materiali non pericolosi sia per la salute umana, che per l’ambiente.
Advertisement - PubblicitàIl MASE, ossia il Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, ha recentemente stabilito che gli inerti da costruzione e demolizione derivanti da siti contaminati possono essere riciclati a patto che si rispettino determinati standard. Il DM 152/2022 ha infatti imposto il riutilizzo di tali materiali solo se contenenti sostanze non pericolose e sottoposti a opportuna bonifica. I vari inerti riutilizzabili vengono descritti in dettaglio nelle specifiche categorie del documento.
In linea di massima però, gli inerti derivanti da siti contaminati avranno bisogno di particolari autorizzazioni. Questi, infatti, dovranno rispondere a numerose disposizioni circa processi e tecniche di recupero, nonché criteri di qualità e conformità dei vari sistemi di gestione. Per poter riciclare gli inerti provenienti da tali siti si dovrà anche definire il fine ultimo di utilizzo.
Non da meno inoltre. L’origine di questi, dovrà essere ben nota.
Sostanze escluse dalla nuova normativa del MASE sono invece i materiali provenienti da attività abbandonate e sotterrate, così come rocce e minerali non appartenenti alla categoria 170504. Sempre nel Decreto, si legge infatti che gli inerti di origine minerale non vengono più considerati più qualificati come rifiuti, pertanto riutilizzabili solo se sottoposti alle varie operazioni di recupero. Si parla infatti del cosiddetto EER 170504.
Il riutilizzo e riciclo degli inerti che non rientrano nel DM 152/2022 vanno ad attivare particolari provvedimenti definiti End of Waste. Questi infatti, dovranno seguire le varie normative comunitarie, nonché quelle d’Ispra e dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale del territorio ove sono situati.
Chiaramente, non saranno riciclabili in alcun modo tutti quei materiali provenienti da costruzioni o demolizioni contenenti quantità notevoli di sostanze pericolose per l’uomo e l’ambiente.
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