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Superbonus 110%, ipotesi rinvio a gennaio delle Cilas per condomini. È nodo sui crediti

Il Superbonus 110% continua a presentare dei punti oscuri e non solo per i non addetti ai lavori. Resta ancora una grande incertezza sulle aliquote che interessano i lavori la cui collocazione temporale si pone nel periodo di “transizione”.

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Superbonus 110%: Aperto il confronto sulla proroga per la presentazione della Cilas

Il Superbonus 110% continua a presentare dei punti oscuri e non solo per i non addetti ai lavori. Sebbene il Decreto Legge del 18 novembre 2022, n. 176 cosiddetto Decreto Aiuti quater, abbia chiarito in maniera sufficientemente dettagliata la progressiva diminuzione dell’aliquota del bonus nel corso del prossimo triennio, resta ancora una grande incertezza sulle aliquote che interessano i lavori la cui collocazione temporale si pone nel periodo di “transizione”, vale a dire questi ultimi mesi del 2022.

Riguardo ai condomini, come sappiamo, la modifica apportata al Decreto Rilancio (D.L. n. 34/2020) dal richiamato decreto Aiuti quater, prevede una riduzione dell’aliquota del bonus dal 110 al 90% già per le spese maturate dal 1° gennaio 2023. Tale aliquota è destinata a ridursi ulteriormente dal 1° gennaio 2024, quando assumerà il valore del 70%, e ancora dal 1° gennaio 2025, quando scenderà al definitivo 65%.

Leggi anche “Superbonus 90%: La guida per il 2023, cosa cambierà e per chi“;

L’aliquota originaria del 110% può essere invece conservata, fino a tutto il 2023, esclusivamente per gli interventi per i quali, entro il 24 novembre 2022, sia stata adottata la delibera di assemblea condominiale di approvazione dei lavori e quelli per i quali, entro il termine del 25 novembre 2022, sia stata presentata Cilas, cioè Comunicazione di inizio lavori asseverata allo sportello SUE del Comune di competenza.

Come anticipato, però, la discussione circa la possibilità di prorogare i termini per la presentazione della Cilas, di fatto già ampiamente scaduti, resta animata grazie al passaggio del Decreto n. 176 in Senato, dove deve essere convertito in Legge.

Tra le varie proposte discusse, le più plausibili di accoglimento sono quella di spostare il termine di presentazione della Cilas al 15 gennaio 2023 oppure al quindicesimo giorno successivo all’entrata in vigore della Legge di conversione del Decreto Aiuti quater stesso.

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Proroga al termine di presentazione della Cilas ma a determinate condizioni

Seppure si dovesse trovare un accordo sulla proroga dei termini di presentazione della Cilas, come auspicato dai tanti soggetti che aspirano alla riqualificazione energetica dei propri fabbricati residenziali, non si tratterebbe comunque di una proroga priva di condizioni: il Governo ritiene, infatti, di poter concedere lo slittamento dei termini esclusivamente a quei condomini che, entro il 25 novembre scorso, abbiano comunque deliberato il via libera all’esecuzione dei lavori.

Va da sé che il provvedimento dell’assemblea, per poter deliberare l’avvio dei lavori, deve contenere anche l’approvazione del preventivo fornito dall’impresa e la conseguente ripartizione delle spese programmate tra tutti i condomini, condizioni che rendono piuttosto difficile l’emissione di un verbale così complesso in tempi decisamente brevi.

L’ipotesi di far rientrare la retrodatazione della delibera assembleare di approvazione dei lavori nella fattispecie del reato di falsa dichiarazione, dovrebbe appunto rappresentare lo strumento migliore per dissuadere gli amministratori di condominio dal falsificare gli atti, apponendo ai propri verbali una data artatamente anticipata.

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Si cercano soluzioni al rebus dei crediti bloccati

Resta ancora insoluto il problema dello sblocco dei crediti per i quali non è possibile ricorrere alla compensazione. Da tempo, numerose imprese che rientrano nel campo delle costruzioni lamentano non poche difficoltà nella cessione di crediti derivanti dall’applicazione del Superbonus, a causa di un evidente peggioramento delle condizioni economiche imposte dagli eventuali acquirenti, sempre meno interessati all’acquisto.

Si stima, infatti, che i crediti riconosciuti dalle imprese come sconto in fattura e non ancora monetizzati, ad oggi si attestino intorno ai cinque miliardi di Euro. Qualora l’Eurostat dovesse classificare tali crediti come pagabili, questi andranno a trasformarsi in debito pubblico, con conseguenze deleterie per il Paese intero che il neonato Governo cerca in ogni modo di scongiurare.

Proposte di soluzioni alternative giungono da più parti: il Ministero dell’Economia sta valutando la soluzione già in precedenza ventilata di Abi e Ance, che consiste nel compensare l’aliquota del 1% degli F24 di cui si sono fatti carico gli istituti bancari.

Approfondisci qui “Superbonus: Ance, nostra proposta è la soluzione“;

Da Fratelli d’Italia arriva invece la proposta di chiamare in causa la Cassa Depositi e Prestiti per un intervento risolutivo di supporto.



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TAGS: Superbonus, Superbonus 110%

Autore: Andrea Dicanto

Autore Andrea Dicanto
Appassionato Progettista esperto nel settore dell'Edilizia, delle Costruzioni e dell'Arredamento. Fin da giovane ho sempre studiato ed analizzato problematiche che vanno dalle questioni statiche di edifici e costruzioni fino al miglior modo di progettare ed arredare gli spazi interni, strizzando l'occhio alle nuove tecnologie soprattutto in ambito sismico.

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