La maggioranza, in particolare Forza Italia, starebbe premendo per far rivivere in parte il meccanismo di detrazione Superbonus 110% che è stato eliminato con la Legge di Bilancio 2023,
Il governo potrebbe estendere il Superbonus del 110% fino al 2026 solo per le case popolari e le cooperative.
Il Messaggero riporta che la maggioranza, in particolare Forza Italia, starebbe premendo per far rivivere in parte il meccanismo di detrazione che è stato eliminato con la Legge di Bilancio 2023. Solo alcuni settori dell’edilizia, legati alle fasce sociali medio-basse, potrebbero beneficiare di questa proroga del beneficio che attualmente è in vigore fino al 2022.
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Alcuni emendamenti al decreto Milleproroghe discussi in commissione Bilancio al Senato per permettere alle residenze popolari gestite dai comuni e alle cooperative di continuare a effettuare lavori con il 110% a patto che almeno il 30-50% dei lavori sia stato già sviluppato entro la fine dell’anno scorso.
Ci sarebbe un patto parlamentare trasversale su questo dossier, anche se il ministero dell’Economia ha espresso preoccupazione per le ricadute negative sul bilancio pubblico.
Il superbonus è stato fortemente modificato con la messa a punto della manovra finanziaria. Per i condomini, la detrazione è stata ridotta al 90%, a meno che l’assemblea non abbia deliberato i lavori entro il 18 novembre 2022 e la Cilas non sia stata presentata entro il 31 dicembre 2022 o abbia deliberato dal 19 al 24 novembre 2022 ma presentando la Cilas entro il 25 novembre 2022.
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Per le case unifamiliari (villette), nelle quali al 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo, varrà invece ancora il 110% fino al 31 marzo 2023.
Per le villette prima casa il cui proprietario ha un reddito di riferimento non superiore a 15.000 euro, il bonus sarà del 90% fino al 31 dicembre 2023.
Tra le novità in arrivo, c’è il rinvio a fine 2023 del termine ultimo per la consegna dei macchinari catalogati 4.0, a causa dei ritardi delle case costruttrici dovuti alle complicazioni della ripresa post-pandemia e agli effetti del conflitto in Ucraina che non permetteranno ai rivenditori di rispettare la scadenza per i macchinari acquistati nel 2021 e tuttora non consegnati.
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