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Rapporto aeroilluminante: cos’è, come si calcola e la normativa vigente

Rapporto aeroilluminante: cos’è, come si calcola e la normativa vigenteRapporto aeroilluminante: cos’è, come si calcola e la normativa vigente
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Un valore idoneo di rapporto aeroilluminante è fondamentale per attestare la corretta illuminazione di una struttura edilizia. Le costruzioni e le ristrutturazioni degli immobili devono infatti rispettare rigorosamente le norme in materia edilizia per acquisire tutti i requisiti necessari.

Per qualunque edificio va assicurata un’apertura verso l’esterno, in modo tale da avere un’illuminazione e un’aerazione naturali per le superfici calpestabili degli immobili. In tal senso, il rapporto aeroilluminante riveste un ruolo importante per garantire nel tempo un corretto livello di aeroilluminazione di una casa.

Ma cos’è, come si calcola e quale normativa regolamenta questo valore?

Nei seguenti paragrafi entriamo nel dettaglio per saperne di più su questo delicato argomento e per capirne l’importanza ai fini dell’agibilità e l’utilizzo degli edifici.

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Cos’è il rapporto aeroilluminante

In concreto, quando si parla di rapporto aeroilluminante ci si riferisce al rapporto che collega le estensioni delle superfici finestrate e vetrate dalle quali passa la luce del sole e le superfici pavimentate totali. In parole ancora più semplici, il R.A.I. è utile per valutare quanta luce naturale e quanta ventilazione filtrano in un ambiente, un requisito necessario per l’abitabilità e l’uso di un immobile.

Un edifico, un ufficio o anche una stanza possono definirsi correttamente aeroilluminanti nel caso in cui il rapporto che intercorre tra i 2 valori è pari o superiore a 1 a 8. Diversamente, l’ambiente interessato non è rispettoso della normativa in materia.

A sua volta, il rapporto RAI si distingue in due valori:

  • rapporto illuminante (R.I.): riferito alla superficie illuminante utile dalla quale passa la luce del sole;
  • rapporto aerante (R.A.): riferito alla relazione tra l’aria circolante in una edificio e la superficie aerante utile delle aperture.

In una casa o in qualunque altro ambiente, assicurare un corretto livello di rapporto aeroilluminante non solo è obbligatorio per legge ma comporta diversi importanti benefit, tra cui:

  • un idoneo ricircolo dell’aria nell’immobile per un ambiente vivibile e salutare;
  • la riduzione dei costi energetici, una maggiore tutela dell’ambiente e un utilizzo contenuto della luce artificiale;
  • la prevenzione dell’immobile contro muffa e umidità.

Oggi il calcolo del rapporto aeroilluminante rientra tra le diverse iniziative per favorire un impiego virtuoso delle fonti di energia. Conoscere perfettamente il concetto di rapporto aeroilluminante è essenziale per comprendere la reale importanza del relativo valore, ai fini di un edificio caratterizzato da ambienti salubri e rispettoso dei dettati normativi.

L’obbligatorietà di legge e i vantaggi derivanti da un corretto valore non possono essere ignorati al momento di costruire o ristrutturare un immobile, sarebbe una grave mancanza sotto ogni punto di vista. Non è soltanto un adempimento da portare a termine ai fini di un obbligo di legge, ma anche una pratica necessaria per la tutela dell’ambiente in cui si vive o si lavora.

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Come si calcola

Una volta compresi il concetto e l’importanza di una pratica simile, a questo punto è lecita la seguente domanda: come si calcola rapporto aeroilluminante?

Per il calcolo di questo valore è necessaria un’equazione matematica, tale da dover generare un risultato in linea con gli standard di agibilità previsti dalla legge. A tal proposito, il R.A.I. è da calcolare distintamente per ogni stanza che compone l’edificio.

Per l’ottenimento del relativo rapporto basta dividere il totale delle superfici con finestre, per quelle calpestabili e pavimentate. Per un rapporto aeroilluminante accettabile, il risultato della divisione deve essere maggiore al valore 0,125 (rapporto 1 a 8). Quest’ultimo un parametro stabilito dalla legge, in caso contrario infatti vorrebbe dire che il rapporto aeroilluminante di una stanza non è conforme ai dettati normativi e l’ambiente interessato non sarebbe agibile.

Le regolamentazioni comunali e regionali nei casi di uffici, negozi e locali commerciali, possono anche abbassare o innalzare questo rapporto. Per questo motivo, prima del calcolo del R.A.I., bisogna informarsi bene sulle precisazioni dei regolamenti comunali e regionali. Un’accortezza doverosa per non incorrere in qualche dannoso errore di calcolo.

Leggi anche: Metri quadrati di una stanza: ecco come calcolarli

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La normativa di riferimento

La norma di legge di riferimento del rapporto aeroilluminante è l’articolo 5 del Decreto Ministeriale del 5 luglio 1975. Tale normativa dispone che l’ampiezza delle finestre di un immobile deve assicurare un’illuminazione di luce diurna maggiore al 2% e un rapporto aeroilluminante maggiore allo 0,125. Questo valore, oltre ad attestare una corretta illuminazione e aerazione naturali di un immobile, per la certificazione dell’agibilità di un edificio deve essere superiore allo 0,125.

I regolamenti per le case private stabiliscono l’obbligo di illuminazione naturale diretta per ciascun vano dell’abitazione, fatta eccezione per i corridoi, i disimpegni e i servizi igienici. Per le aziende, le scuole, gli uffici e i locali pubblici, il rapporto aeroilluminante è fissato sempre a un rapporto minimo 1 a 8.

Il calcolo del R.A.I. non può dunque prescindere dai dettati normativi previsti e dal rispetto dei valori minimi stabiliti per legge. Si tratta di disposizioni normative obbligatorie nelle ipotesi di nuove realizzazioni edilizie, ristrutturazioni e cambi di destinazione d’uso di stanze e vani e nel caso di modifiche interne, salvo eventuali deroghe.

A titolo esemplificativo, al momento di trasformare un balcone in veranda, il risultato del rapporto aeroilluminante è vincolante per un intervento edilizio a norma di legge. Nel caso di un intervento edilizio del genere è quindi fondamentale affidarsi a un professionista (architetto, ingegnere o geometra) con le competenze giuste per occuparsi delle formalità del caso, a partire dal Piano Regolatore e dal relativo Regolamento Edilizio per controllare la reale fattibilità di un aumento della volumetria.

Tra i diversi controlli, il professionista incaricato dovrà anche calcolare il rapporto aeroilluminante, una pratica per capire se il valore è sufficiente a soddisfare i regolamenti comunali previsti.

Ci sono però dei casi particolari, cioè delle eccezioni sul rispetto rigoroso del limite minimo del rapporto aeroilluminante. Tali eccezioni sono riferite agli edifici storici, per i quali è impossibile operare delle modifiche per regolarizzare il rapporto R.A.I. Stiamo parlando di quegli edifici ritenuti storici e costruiti prima del 1975, non interessati al cambiamento della destinazione d’uso.

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L’utilità del rapporto aeroilluminante

Da quanto finora esposto è facile capire come un rapporto aeroilluminante molto basso non permetta un riciclo d’aria corretto, compromettendo la salubrità degli ambienti interessati. Gli ambienti mal ventilati oppure chiusi spesso provocano la formazione di vapore acqueo e di anidride carbonica, causando tra gli abitanti dell’immobile affanno, mal di testa o debolezza. Delle finestre non adeguate non consentono la corretta illuminazione degli ambienti, con la conseguenza di fare ricorso alla luce artificiale e di aumentare sprechi e costi energetici in bolletta.

Pertanto, lo scopo del rapporto aeroilluminante, normato dall’articolo 5 del Decreto Ministeriale del 5 luglio 1975, è quello di assicurare agli edifici dei requisiti idonei riguardo alla salubrità, alla sicurezza, all’igiene e al risparmio energetico.

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FLDm (Fattore luce diurna medio)

La normativa in materia edilizia fa riferimento anche al Fattore di luce diurna medio, un altro indicatore importante che caratterizza l’illuminazione interna. Trattasi di un parametro utile per valutare l’illuminazione naturale diurna degli spazi finestrati o chiusi indipendentemente dalle ore, giorni e stagioni climatiche dell’anno, però considerando possibili oggettive ostruzioni di natura permanente.

Il Fattore di luce diurna medio è calcolato attraverso la media ponderata del FDL (Fattore luce diurna puntuale) sulle superfici interne di tutta la stanza. A sua volta, il Fattore luce diurna puntuale, è determinato dal rapporto tra l’illuminazione misurata in un preciso punto degli spazi interni e quella misurata all’esterno.

La normativa di riferimento prevede una soglia minima fissata al 2%, ma logicamente un Fattore di luce diurna medio superiore assicura migliori condizioni visive e un risparmio sui costi delle bollette energetiche. Il calcolo del FLDm (Fattore luce diurna medio) è più complesso di quello del R.A.I. , dato che per esso necessitano calcoli più sofisticati e specifici software.

Invece, il sistema del rapporto aeroilluminante è di tipo tabellare e più facile da utilizzare.

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Conclusioni

Il R.A.I. in ambito edilizio rappresenta un fattore imprescindibile per donare agli ambienti igiene, sicurezza e salubrità e per abbattere i costi delle bollette energetiche. Al momento di costruire o ristrutturare una casa o qualsiasi tipo di immobile, il calcolo del rapporto aeroilluminante è determinante per degli ambienti sani, non solo quindi per adempiere a un obbligo di legge.

A regolamentare il R.A.I. è il già citato articolo 5 del Decreto Ministeriale del 5 luglio 1975, ma prima di qualunque azione di calcolo è bene conoscere anche le eventuali precisazioni e deroghe dei regolamenti comunali e regionali.

Avere in casa un’illuminazione naturale e un riciclo dell’aria adeguati è essenziale per il benessere di chi ogni giorno passa intere ore della giornata nell’ambiente familiare. Trascorrere intere giornate in luoghi vivibili e salubri è importantissimo per la nostra salute e per la salvaguardia dell’ambiente. Da non sottovalutare neanche l’impatto sui costi perché ridurre l’impiego dell’illuminazione artificiale permette un notevole risparmio energetico.

Infine, un immobile non correttamente illuminato e aerato è esposto a problematiche di muffa e umidità, con il rischio di un deterioramento delle strutture abbastanza precoce.



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TAGS: Fattore di luce diurna medio, Fattore luce diurna puntuale, rapporto aerante, rapporto aeroilluminante, rapporto illuminante

Autore: Andrea Dicanto

Autore Andrea Dicanto
Appassionato Progettista esperto nel settore dell'Edilizia, delle Costruzioni e dell'Arredamento. Fin da giovane ho sempre studiato ed analizzato problematiche che vanno dalle questioni statiche di edifici e costruzioni fino al miglior modo di progettare ed arredare gli spazi interni, strizzando l'occhio alle nuove tecnologie soprattutto in ambito sismico.

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