Il Consiglio dei Ministri, su proposta della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, ha approvato il Nuovo Codice appalti, che riforma il Codice dei contratti pubblici.
La stessa premier ha definito la riforma “un provvedimento organico, equilibrato e di visione, frutto di un lavoro qualificato ed approfondito“. Il provvedimento ha l’intento di rilanciare la nazione rendendo più semplice l’iter burocratico per l’esecuzione dei progetti, e contiene diversi punti chiave.
Sommario
Il nuovo Codice appalti prevede due principi di base: quello del risultato, ovvero tutto gli aspetti che riguardano l’esecuzione tempestiva del contratto stipulato e la sua totale trasparenza, e quello della fiducia, ovvero tutto ciò che concerne le azioni della pubblica amministrazione e i suoi funzionari, che devono essere caratterizzate dalla massima correttezza.
La velocità e la semplificazione permetteranno di velocizzare le procedure e favoriranno “ampia libertà di iniziativa alle stazioni appaltanti”.
Le modifiche entreranno in vigore dal primo Luglio 2023, e l’obiettivo principale è proprio snellire la procedura di assegnazione degli appalti per realizzare il prima possibile gli obiettivi del PNRR.
Advertisement - PubblicitàL’estrema discrezionalità, per alcuni, può rappresentare un rischio che apre la strada alla corruzione.
Viene aumentata la soglia sotto la quale anche i piccoli Comuni potranno ottenere la qualificazione per appaltare lavori in totale autonomia: se prima si trattava di 150.000 euro, adesso si raggiungono i 500.000 euro.
Il ministro Salvini in realtà esprime soddisfazione per questa decisione, visto che gli appalti dei piccoli centri rappresentano più dell’80% del totale. L’intento del governo è dunque quello di non perdere tempo, accelerare tutte le procedure, anche a costo di andare incontro a potenziali rischi.
Advertisement - PubblicitàOltre all’innalzamento della soglia di affidamento, anche gli affidamenti in house verranno rivisti, e nei casi in cui gli importi siano superiori a quelli di rilevanza europea, servirà una motivazione valida che giustifichi l’autoproduzione, soprattutto dovrà essere esposto in maniera chiara il beneficio per la collettività.
Questo punto, in combinazione con un ammorbidimento delle norme sul conflitto di interesse, hanno suscitato le perplessità del presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, il quale teme che la totale discrezionalità e la cancellazione dell’elenco delle società in house, possano aumentare i casi di affidamenti impropri di appalti (ad esempio a parenti ed amici).
Dal canto suo, Mantovano, precisa che non vede nessun conflitto, e che l’Anac ha, nel nuovo Codice, un ruolo coerente con le sue funzioni.
Per quanto riguarda invece la lista delle opere prioritarie, il nuovo Codice dei contratti pubblici ne prevede l’inserimento diretto nel documento di economia e finanza (Def).
Altre novità riguardano la reintroduzione della figura del general contractor, che era stata cancellata nel vecchio codice, e l’istituzione di un comitato speciale che esamini i nuovi progetti.
Advertisement - PubblicitàPrevisto dalla legge Obiettivo del vecchio governo Berlusconi, c’è il ritorno del famigerato appalto integrato, ovvero la norma che prevede l’affidamento dell’esecuzione e della progettazione allo stesso soggetto.
L’aggiudicazione verrà effettuata sulla base di un solo criterio: l’offerta economicamente più vantaggiosa. Questo paletto servirà per evitare che i costi lievitino durante l’esecuzione, una situazione particolarmente diffusa se il progetto e l’esecuzione vengono affidati al medesimo soggetto.
Advertisement - PubblicitàIn linea con la normativa europea, che non prevede alcuna limitazione al subappalto, anche il nuovo Codice dei contratti pubblici elimina del tutto i paletti rimasti, ad eccezione di pochissimi e specifici casi, ovvero laddove vi sia il rischio di infiltrazioni criminali, oppure il subappalto non possa in alcun modo soddisfare le esigenze dei progetti.
Advertisement - PubblicitàDopo le proteste dei sindacati la scorsa primavera, sono state inserite delle clausole per la tutela dei lavoratori, i quali, nei cambi di appalto, rischiano di rimanere senza lavoro.
Le clausole sono volte a garantire la stabilità occupazionale del personale impiegato, a contrastare il lavoro irregolare, e ad assicurare l’applicazione dei contratti collettivi nazionali.
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