Dal 1° luglio 2023, il panorama delle gare d’appalto italiane è stato stravolto dall’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti pubblici.
Dal 1° luglio 2023, il panorama delle gare d’appalto italiane è stato stravolto dall’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti pubblici. Questa svolta normativa, caratterizzata da un alto grado di innovazione, porta con sé una serie di sfide di grande portata.
Tra le più pesanti, si segnala la problematica qualificazione delle stazioni appaltanti, che negli ultimi mesi ha sollevato diverse perplessità.
Sommario
Il processo di qualificazione delle stazioni appaltanti, requisito indispensabile per indire le gare d’appalto per lavori oltre i 500mila euro e per servizi al di sopra dei 140mila euro, è giunto a un punto di stallo. A seguito dell’entrata in vigore delle nuove regole sui contratti, solo 2.404 stazioni appaltanti su 26mila hanno presentato la richiesta di qualificazione, con soltanto 1.571 qualificate e altre 286 qualificate con riserva.
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Questi dati, rappresentanti meno del 10% del totale, lasciano presagire un impatto considerevole sul mercato degli appalti, che sarà pienamente visibile nelle settimane a venire.
Gli effetti di questa situazione sulla pubblicazione dei bandi di gara potrebbero essere significativi. Osservatori attenti prevedono una possibile contrazione, seguita da una fase di accelerazione nella pubblicazione dei bandi.
Questo fenomeno, già riscontrato nel 2016, potrebbe ripetersi, ma la mancanza delle Linee guida Anac e l’obbligatorietà della qualificazione delle stazioni appaltanti potrebbero portare a una situazione inedita e potenzialmente problematica.
Advertisement - PubblicitàDi fronte a questa situazione, l’Anac ha rilasciato una circolare di sollecito, ricordando che la presentazione della domanda di qualificazione può avvenire anche dopo il 1° luglio e non esiste una finestra temporale specifica per la presentazione. Inoltre, l’Anac ha chiarito che fino a quando non sarà presentata la domanda, le deroghe stabilite dal Codice rimarranno in vigore.
Questo significa che, oltre alle soglie prestabilite, sarà possibile bandire gare per la manutenzione ordinaria fino a un milione di euro.
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Tra le novità più rilevanti, si segnala un primo passo verso la digitalizzazione degli appalti. A partire dal 1° gennaio, entrerà in vigore la parte del Codice che riguarda la digitalizzazione, e le prime circolari attuative sono già state pubblicate in Gazzetta.
Advertisement - PubblicitàIl nuovo Codice prevede diverse soglie per l’affidamento e la negoziazione degli appalti. Per gli appalti di importo inferiore a 150mila euro, le stazioni appaltanti non qualificate dovranno ricorrere all’affidamento diretto. Per gli appalti di lavori con valore compreso tra 150mila euro e un milione di euro, si prevede la procedura di negoziazione con cinque operatori. Infine, per gli appalti di lavori con un valore fino a 5,3 milioni di euro, è possibile ricorrere alla procedura negoziata con dieci operatori.
In conclusione, l’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti pubblici rappresenta una sfida importante per le stazioni appaltanti e per il mercato degli appalti in generale. È fondamentale monitorare attentamente l’evoluzione della situazione per comprendere appieno le conseguenze di questa importante riforma normativa.
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