La sentenza del TAR Lazio conferma che il tempo non legittima un abuso edilizio. Anche dopo anni, il Comune può ordinare la demolizione senza necessità di motivazioni aggiuntive.
L’abusivismo edilizio è una delle piaghe più discusse in ambito urbanistico, con implicazioni che spaziano dalla sicurezza strutturale alla tutela del paesaggio. La recente sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio n. 2531/2025 ha ribadito un principio chiave: il tempo non rende legittima un’opera abusiva.
Il caso in esame riguarda un intervento edilizio realizzato senza autorizzazione a Roma, per il quale l’amministrazione comunale ha ordinato la demolizione. I proprietari hanno contestato il provvedimento, appellandosi al tempo trascorso dalla realizzazione dell’opera e al rischio che la demolizione potesse compromettere la stabilità dell’edificio.
Esiste un termine oltre il quale un abuso edilizio può essere considerato “accettato”?
La sentenza del TAR Lazio n. 2531/2025 riguarda un caso di abuso edilizio relativo a un immobile situato a Roma, nel quale è stato realizzato un ampliamento in muratura di circa 6 metri quadrati, destinato a servizio igienico. L’opera è stata costruita nella corte di pertinenza esclusiva di un appartamento al piano terra, senza il rilascio di un titolo edilizio autorizzativo.
A seguito di controlli effettuati dagli uffici tecnici del Municipio, il Comune ha emesso un’ordinanza di demolizione, imponendo ai proprietari la rimozione dell’opera entro 60 giorni. Tale provvedimento si inserisce nell’ambito della disciplina edilizia che vieta la realizzazione di interventi privi di regolare autorizzazione, a tutela della legalità urbanistica.
I proprietari dell’immobile hanno presentato ricorso al TAR per contestare l’ordine di demolizione, basandosi su due argomentazioni principali:
Il legittimo affidamento – Secondo i ricorrenti, l’intervento repressivo del Comune è avvenuto a distanza di molti anni dalla realizzazione dell’opera. Questo, a loro avviso, avrebbe dovuto implicare un riconoscimento tacito della legittimità dell’intervento o quantomeno avrebbe richiesto una motivazione rafforzata da parte dell’amministrazione per giustificare un provvedimento così drastico.
La sicurezza strutturale – Attraverso una perizia tecnica di parte, i ricorrenti hanno evidenziato che la demolizione dell’ampliamento potrebbe compromettere la stabilità dell’intero edificio. Di conseguenza, sostenevano che l’ordine di demolizione fosse sproporzionato rispetto all’effettiva gravità dell’abuso e che l’amministrazione avrebbe dovuto considerare soluzioni alternative meno invasive.
Il TAR, però, ha respinto il ricorso, confermando la legittimità del provvedimento comunale. Ma quali sono state le motivazioni alla base di questa decisione?
Il Tribunale Amministrativo Regionale ha respinto il ricorso, ribadendo alcuni principi fondamentali in materia di disciplina edilizia. La decisione si basa su un orientamento giurisprudenziale consolidato, secondo cui il semplice decorso del tempo non può in alcun modo legittimare un’opera abusiva. In altre parole, il fatto che un intervento edilizio sia stato realizzato anni prima senza che l’amministrazione sia intervenuta non genera alcun diritto al mantenimento dell’opera.
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Secondo il TAR, il tempo trascorso non solo non legittima l’intervento abusivo, ma rafforza anzi l’obbligo dell’amministrazione di intervenire. Questo perché l’illecito edilizio ha una natura permanente, il che significa che la sua irregolarità si rinnova ogni giorno.
Di conseguenza, l’ente locale mantiene il potere di sanzionare l’abuso in qualsiasi momento, senza necessità di fornire una motivazione specifica sulla tempistica dell’intervento repressivo.
Un altro aspetto rilevante riguarda il potere dell’amministrazione comunale di emettere un ordine di demolizione senza dover dimostrare la sussistenza di un interesse pubblico concreto e attuale alla rimozione dell’abuso. Il TAR ha chiarito che il ripristino della legalità edilizia costituisce di per sé un interesse pubblico sempre attuale, indipendentemente dal tempo trascorso dalla realizzazione dell’opera.
Infine, per quanto riguarda il rischio di compromissione della staticità dell’edificio, il TAR ha ritenuto che la perizia tecnica presentata dai ricorrenti non fosse sufficiente a giustificare l’annullamento dell’ordine di demolizione. Il Comune, infatti, ha motivato adeguatamente il proprio provvedimento, ritenendo che il ripristino dello stato originario dell’immobile non avrebbe comportato alcun rischio strutturale significativo.
La decisione del TAR Lazio n. 2531/2025 ha implicazioni importanti per i proprietari di immobili e per chiunque abbia realizzato interventi edilizi senza autorizzazione. Il primo punto chiave che emerge dalla sentenza è che non esiste un termine oltre il quale un abuso edilizio possa essere considerato accettato o tacitamente sanato. Anche a distanza di molti anni, l’amministrazione può ordinare la demolizione dell’opera abusiva senza necessità di fornire ulteriori giustificazioni.
Questo principio incide direttamente su chi ha realizzato ampliamenti, verande, tettoie o altri interventi strutturali senza il necessario titolo edilizio. Se l’opera è abusiva e non è mai stata sanata tramite un condono o una sanatoria, il rischio di una demolizione rimane sempre attuale.
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Un altro aspetto rilevante riguarda la possibilità di sanatoria. Esistono casi in cui un abuso edilizio può essere regolarizzato, ma ciò è possibile solo se l’opera rispetta le norme urbanistiche e i vincoli paesaggistici vigenti al momento della richiesta di sanatoria. Se l’intervento non è conforme alla normativa, non c’è alcuna possibilità di regolarizzazione, e l’unica opzione resta la demolizione.
La sentenza, inoltre, chiarisce che la sicurezza strutturale non può essere usata come argomento per evitare l’abbattimento. Se l’opera abusiva mette a rischio la stabilità dell’edificio, è compito del proprietario adottare misure adeguate per garantire la sicurezza, ma questo non esenta dall’obbligo di rimozione dell’abuso.
In sintesi, questa decisione rafforza il principio secondo cui la legalità urbanistica deve essere rispettata sempre e che gli interventi abusivi non possono acquisire legittimità solo perché rimasti inosservati per anni.